Negli anni Ottanta in Italia, la musica stava accogliendo a braccia aperte le nuove influenze Synth-Pop provenienti dal Regno Unito, attraverso nuove ondate musicali come quella dei New Romantic e della New Wave, oppure quella del Rock e del Pop Americano di artisti emblematici di quella decade, come Bruce Springsteen o Michael Jackson, tra molti altri.

In tutto cio', nel contempo, la macchina musicale italiana si reggeva fortemente ad un numero cospicuo di artisti la cui vena e stile prettamente cantautoriale, sebbene supportata da grande creativita' lirica, non offriva molte alternative o innovazioni ne' sonore' ne' tantomeno liriche.

Fu cosi' che il 21 Settembre 1981 rimase come una data fondamentale, nell'evoluzione e nella crescita della musica italiana di quel decennio, poiche' vide la nascita dell'album chiamato A Berlino.. Va Bene, da parte di un giovanissimo artista milanese, Garbo, che spiazzo' totalmente la scena musicale italica dell'epoca grazie ad un lavoro di matrice elettronica di grande impatto emozionale, sia sonoro che lirico, tanto da raggiungere anche le vette delle classifiche degli album piu' venduti in Italia in quel periodo.

Dopo quaranta anni, l'artista milanese, pioniere vero e proprio di una corrente musicale Elettro-Punk sofisticata ed innovativa che ha ispirato e continua ad ispirare molte generazioni di musicisti, ha deciso di festeggiare un compleanno artistico cosi importante attraverso un Tour celebrativo tuttora in corso che tocca moltissime parti d'Italia e dove Garbo ripropone, insieme all'intero disco A Berlino.. Va Bene, anche molti dei successi appartenenti a dischi postumi a quello di A Berlino.. che hanno lasciato un segno nella storia discografica italiana in generale.

Garbo (all'anagrafe Renato Abate) ha gentilmente accettato di fare una chiacchierata con noi non solo a proposito del Tour celebrativo di A Berlino.. Va Bene ma anche per fare una personale riflessione su una gloriosa carriera come la sua, che lo vede ancora oggi come uno degli esponenti piu' influenti e di maggior spicco nella crescita della musica italiana delle ultime quattro decadi.

 

Sorge spontanea, come domanda d'introduzione, chiedere a Garbo se ritiene il Tour celebrativo di A Berlino.. cha sta intraprendendo per il disco piu' come una celebrazione o come una opportunita' per lui di revisitare una polaroid fondamentale del suo passato musicale e confrontarla con quella presente di Garbo, uomo e artista, nel 2021. "Come dicevi tu, aldila' del momento celebrativo mio personale, 40 anni di attivita' pubblica sulla musica non sono pochi, e' una vita davvero, insomma. Quindi, con questo Tour, mi andava di fare il punto della situazione, dopo tanto tempo. A parte questo, si, questo Tour e' anche un modo di riverificare l'attualita', in qualche modo, di cio' che e' stato fatto nel periodo dei primi anni della mia carriera e che veniva spesso ritenuto, secondo me, anche eccessivamente, dalla stampa musicale, molto "avanti" rispetto a quello che gravitava nella musica in Italia in quel periodo. Se e' vero cio' che dicevano coloro che lavoravano nell'ambito musicale, in quel tempo, a proposito di dischi come A Berlino... Va Bene e Spostati, vuol dire che dovevano esserci, in quei dischi, degli elementi che portavano alla ricerca, alla sperimentazione e quindi a "osare" in direzioni che fossero, per il nostro paese e per il modo che avevamo in Italia di concepire la musica, un po' spiazzanti, alternative e forse, innovative. Rendermi conto che oggi, per esempio, quando mi esibisco dal vivo, vedo che il mio pubblico non e' solo costituito da 40enni o 50enni ma anche da un pubblico molto piu' giovane che chiaramente non poteva essere a conoscenza dei miei esordi musicali, sta a testimoniare per me che forse certa musica non risente molto della temporalita', di qualcosa che la possa datare e affossarla nel tempo. Io non sono mai stato un artista che fa della cronaca, attraverso le mie liriche, per esempio e ritengo che il mio suono, gia' dai quei tempi, era ed e' a tutt'oggi un suono di ricerca, rivolto alla sperimentalizzazione. Ecco perche' mi accorgo che tutto sommato dischi come A Berlino... non risentono tanto del tempo, dell'eta' trascorsa".

Quando A Berlino.. Va Bene venne pubblicato, nel 1981, la musica a livello mondiale stava cominciando a diventare molto esteta, specie con l'avvento dei video musicali. In quello scenario, chiediamo a Garbo se ritiene che quel periodo storico abbia aiutato la divulgazione conoscitiva di un artista come lui, che abbracciava in egual modo l'estetismo della scena corrente dell'epoca con un ermetismo lirico di grande raffinatezza ed unicita' forse mai prima di allora conosciuta in Italia. "Mah, guarda, sicuramente il mio modo di ricercare nell'arte, attraverso l'arte, tra virgolette, non era relativo solo al suono e alla composizione, da un punto di vista lirico. C'era anche, e di conseguenza, immersa la mia personalita', globalmente, in tutto questo, una filosofia di vita che comprendeva, a 360 gradi, tutto, dal mio modo di pormi, il mio pensiero e tutto questo al di la' del suono, dei canonici 4 minuti del formato canzone e al di la' della concettualita' di un album. Per cui, anche se e' semplicistico dirlo, anche il mio look era compreso in quella globalita' di cui ti parlavo, il mio abbigliamento, il mio volto, la mia carnagione, la pettinatura, le scarpe. In tutto quello c'era racchiuso quello che ritenevo un mondo, un mondo che investiva ogni aspetto della mia vita. Quando ti dicevo "Quarant'anni di auto-celebrazione", questo Tour e' un qualcosa che faccio soprattutto per me stesso, per chi mi e' vicino e che fa parte della mia vita. E non soltanto per il fatto che io abbia fatto un lavoro bizzarro d'esordio ma piu' di tutto per quel musicista, cioe' il sottoscritto, che era ed e' fondalmente, una persona che stava crescendo e che da ragazzo stava diventando un uomo. E' un periodo musicale e personale della mia vita che conteneva la mia filosofia di vita, per me e credo che la gente sia riuscito a percepirlo, cosa che mi fa enormemente piacere".

Bluebird Reviews ha avuto modo di sentire dei commenti molto favorevoli, al riguardo del tour celebrativo di A Berlino.. Va Bene, in special modo, al riguardo del fatto che c'erano diverse fasce d'eta' presenti ai concerti dell'Artista milanese, non solo quelli che Garbo, per una questione puramente anagrafica, potesse aspettarsi di vedere tra il pubblico. Viene quasi conseguenziale, percio', chiedere a Garbo se lo ha lusingato il fatto che un disco come A Berlino... sia riuscito a trascendere epoche storiche ed essere ancora oggi oggetto di interesse e di apprezzamento da parte dei giovani d'oggi. "Beh, mi lusinga molto e mi rassicura, per un motivo fondamentale; io, come un normale essere umano, non sopravvivero' alla storia, al tempo. So che me ne andro' come tutti, a un certo punto, anche perche' non ho conosciuto ancora nella vita reali "Highlanders" (riferendosi al film omonimo con Christopher Lambert, con oggetto l'immortalita' ma in stile fantasy), se non nell'arte e nella finzione cinematografica. Penso che l'obiettivo di un artista, che poi e' forse il sogno dell'umanita' intera, e' quello di trovare immortalita' attraverso la propria arte, quel senso di poter sopravvivere nel tempo e per sempre. Dato per certo che la carne, il corpo di un essere umano non vivra' per l'eternita', per un' artista la sola maniera di sopravvivere al tempo e alla mortalita' del corpo, e' quella di dare voce alla propria arte, cercando di creare, attraverso di essa, un ponte comunicativo eterno che attraversi i secoli e le future generazioni che verranno. Quando un' artista si accorge che riesce a diventare, anche nel proprio piccolo, una sorta di patrimonio generazionale da trasmettere nel tempo a chi verra' dopo di noi, significa che quella o quelle espressioni artistiche sono state buone e significative abbastanza a consentirgli di varcare le soglie del tempo. Credo che questo sia uno degli obiettivi dell'arte, la capacita' di "rimanere" nel tempo, attraverso la propria espressione artistica".

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Uno dei punti di forza (e di merito, allo stesso tempo) di un compositore e musicista italiano come Garbo risiede nel fatto che la sua musica si evolve negli anni senza mai risultare vecchia o anacronistica, sicuramente anche grazie alle collaborazioni che spesso ha intrapreso nella sua carriera con giovani artisti, come con Eugene, su questo ultimo Tour o come ha fatto con Luca Urbani per molti anni, specialmente in un disco live magnifico come Living, pubblicato da Garbo qualche anno prima nel 2017. Il nostro sito desidera chiedere a Garbo come avviene la scelta dei suoi collaboratori, quando si tratta di lavorare in studio su un nuovo album oppure per quanto concerne la produzione o co-produzione musicale di un suo Tour. "Guarda, il tutto accade molto semplicemente ed istintivamente e per attitudine positiva reciproca. Quando c'e' sintonia tra persone, tutto diventa molto semplice. Hai citato due bei nomi, anche se ci sono state altre collaborazioni, negli anni ma per esempio, per quanto concerne, Luca o Eugene, il tutto e' sempre nato in maniera molto spontanea; attraverso una amicizia acquisita, condivisione di pensieri, talvolta anche extra-musicali, di percorso, non solo musicale ma anche di vita. Proprio come accade in un rapporto d'amore tra due persone, nasce la possibilita' di camminare insieme per tratti della propria vita e realizzare delle cose insieme, dei progetti. Per me, e' questo, soprattutto, quello che permette la spontanea combustione tra persone; non c'e' a monte un calcolo tecnico o musical-scientifico, solo il bisogno di condividere cio' che si sta facendo in maniera organica, dando ai miei collaboratori l'opportunita' di aggiungere al mio bagaglio musicale la loro creativita' e talvolta anche contributi artistici per me nuovi e ai quali magari non riuscivo ad arrivare, per qualsivoglia motivo, se non attraverso la loro contribuzione e condivisione".

Tra i tanti lavori ispirati e dati alle stampe da Garbo, nel corso della sua carriera, Bluebird Reviews ha trovato particolarmente interessante un disco chiamato La Moda, pubblicato nel 2012, che sintetizza attraverso bellissimi arrangiamenti e delle liriche particolarmente taglienti un periodo della storia contemporanea Italiana di quel periodo in maniera lucida ed inspirata. Chiediamo a Garbo quale e' il ricordo piu' immediato che gli arriva, ripensando alla lavorazione di quel disco. "A parte la collaborazione molto fruttuosa con Luca Urbani, su quel disco e in quei periodi, cio' che ricordo maggiormente e con piacere era la possibilita' di creare dischi molto di getto, attraverso pochissime sedute creative con Luca ed altri artisti con i quali collaboravo all'epoca. Il fatto di creare in maniera quasi istintiva, dal momento concettuale di un disco fino alla sua registrazione finale, favoriva molto il fatto, a mio vedere, che nel lavoro nel quale eravamo immersi ci fosse molta contemporaneita', molta sana tensione, dovuta a quei momenti, finanche lacerazione emozionale. Infatti, come dicevi tu, quel disco in particolare che hai menzionato era a tratti anche abbastanza tagliente, ruvido, sia da un punto di vista lirico che per quanto concerne la ricerca sonora. Questo e' un fattore molto interessante, per me. Gli ultimi miei lavori sono stati generati tutti in questo modo, molto estemporanei, di getto, con molta velocita', un processo creativo che mi piace molto".

Chi conosce la musica di questo talentuosissimo artista, sa bene come Il Cielo e' sempre stato un tema costante, nelle sue canzoni. E a tale proposito, desideriamo chiedere a Garbo come e' cambiato il suo rapporto con esso, dai tempi di A Berlino... ad oggi. "Non so se a te capita ma a me, ancora oggi e non necessariamente da sognatore, di guardare molto lo spazio, il cielo, quasi alla ricerca di segni di vita che vanno aldila' della nostra piccola dimensione planetaria, la quale e' sempre piu' a rischio e piu' compressa e, ahime', compromessa. Il cielo per me, assomiglia a quello che chiamavamo prima "eternita'", somiglia a qualcosa di estremamente mutabile e in continuo moto perpetuo, anche se non ce ne accorgiamo. Quella e' la visione piu' alta che ho, del cielo. Mi capita sempre quasi tutte le sere di osservare il cielo, al tramonto, durante la notte inoltrata e fino all'alba, perche' poi il giorno, l'atmosfera filtra completamente lo spazio, e noi finiamo per coglierne solo una fetta, di quello spazio. Mi piacerebbe molto pensare che avrei potuto, fin da ragazzino, occuparmi di astronomia ma non e' andata cosi. Tuttavia, ho sempre avuto questa passione, perche' per me, lo spazio significa tante cose, riporta tutti i riferimenti che cito, nei miei lavori discografici".

Dato il successo che sta ottenendo il Tour celebrativo dei 40 anni di A Berlino.. Va Bene, il nostro sito si chiede se, considerata la grande importanza e la bellezza di un altro bellissimo e fondamentale disco come Scortati del 1982, Garbo ha in programma di ripetere una operazione simile a quella di A Berlino.., vale a dire, portare Scortati in Tour per celebrarne i suoi 40 anni il prossimo anno. "Guarda, intanto questa celebrazione live non riguarda solo il primo album ma tocca un po' e soprattutto i passi fondamentali globali dei miei esordi. Nel Tour, vengono suonati anche brani che sono altamente rappresentativi per me, pur non essendo associati ai miei esordi. Cito come esempio dei singoli che hanno avuto una valenza importante per me, nel corso della mia carriera, da Quanti Anni Hai? a Radioclima fino agli inizi degli anni Novanta, essenzialmente. In realta', nel mio Tour, oltre che a festeggiare i 40 di A Berlino.., festeggio il mio primo decennio di attivita' artistica, attraverso quello che racchiude un po' il mio modo di presentarmi a un pubblico ipotetico, che pensavo di poter raggiungere all'epoca. Mi dicevo "Beh, voglio darmi alla gente, anche sapendo che non sono un artista di stampo nazional-popolari e non arrivero' a coinvolgere, nel mio messaggio musicale, grandissime masse ma alla gente che percepira' il mio modo di fare musica, voglio dare questi elementi, queste informazioni, il mio marchio di fabbrica musicale". Credo di esserci riuscito, negli anni e di rappresentarlo propriamente in questo Tour".

Sembra un po' una domanda ricorrente, in questi strani momenti della storia del mondo che stiamo vivendo, chiedere a Garbo , come abbiamo fatto con tanti altri artisti, quanto questi ultimi due anni hanno inciso su di lui non solo a livello umano ma anche artistico, data la quasi impossibilita' di andare in Tour costantemente, per via della pandemia e magari se si fosse dedicato, come moltissimi suoi colleghi, a cominciare a lavorare su nuovo materiale per una possibile nuova uscita discografica. "Mah, forse a differenza di molti miei colleghi, avevo gia' pianificato, ancor prima che la pandemia prendesse piede in maniera cosi drammatica, di potermi fermare un po', forse inconsciamente anche per fare una riflessione su questi 40 anni di storia, di tempo passato e prendere del tempo per me stesso per considerare questa nuova epoca che stiamo vivendo. La pandemia non ha fatto altro che accentuare questa riflessione che gia' era progettata, per me. Io ne ho approfittato per godermi il silenzio, che giocoforza questa pandemia portava con se'. Non sono uno di quelli che si e' messo sul balcone a cantare o uno di quelli che si e' messo a fare concerti in maniera virtuale ma ho preferito, consciamente, il silenzio a tutto cio'. Personalmente, credo che abbia fatto bene a molti e abbia fatto riflettere molto, questo strano periodo che stiamo vivendo, perche' credo che ci sia troppa gente che fa troppe cose, secondo me, abbastanza inutilmente. Dovremmo avere anche il coraggio di tacere, spesso e penso che la societa' intera ne abbia bisogno, di questi momenti di non saturazione e concentrarsi soprattutto alla riflessione".

Prima di salutare questo incredibile artista e straordinario essere umano, ci viene in mente un passo di un brano dall'album A Berlino.. chiamato Futuro, che fa "Viviamo un po' questo tempo futuro e viviamolo un po' di piĆ¹. Lo chiameremo futuro, se vuoi...", . Viene lecito chiedere a Garbo se, dopo 40 anni, una frase del genere ha un gusto un po' amaro, considerando i tempi che stiamo vivendo, specialmente per quel giovane artista di 23 anni che guardava al futuro con gli occhi e il cuore gonfi di speranza a quel tempo. "Ahime', tocchi un tasto molto delicato e importante, che comporta da parte mia una risposta un po' scontata. E' evidente che quel ragazzo ventenne era un sognatore e idealista e, come tutti i ragazzi che sognavano un futuro migliore di quello che stavano vivendo sotto tutti i punti di vista, specie da quello sociale, le cose non sono andate esattamente come sperava. Trovo che ci sia molta violenza psicologica, nel periodo che stiamo vivendo, una violenza che annienta, giorno dopo giorno e sempre di piu', la cultura. Sento di vivere in un paese in cui la cultura si sta perdendo a pezzi, spaccata in voluminosi brandelli e con essa, il percorso storico della nostra esistenza. Ma poiche' sono un ottimista, spero comunque che ci sia, come dice qualcuno, sempre una possibilita', insomma e in virtu' di cio' mi piace pensare che esistera' sempre una maniera per migliorare il futuro a cui andremo incontro. La preoccupazione, adesso, non e' piu' rivolta ne' all'uomo Garbo sopra i sessant'anni e neanche a quel Garbo ragazzo ventenne a cui accennavi ma e' piu' che altro rivolta a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini, gli adolescenti di oggi. C'e' addirittura chi sta pensando di andare a vivere su altri sassi, nello spazio, ad abitare su Marte o addirittura creare basi vivibili sulla Luna, ipotesi forse interessanti ma difficili da realizzare. Come ti dicevo e a costo di ripetermi, quello che mi auguro, fondamentalmente, e' che questi Uomini Del Domani possano crescere in un futuro migliore, un futuro che offra loro tante prospettive di vita migliori di quelle che stiamo tuttora vivendo".